Sia in ambito comunitario che internazionale, l’Italia è percepita come un paese a elevato rischio di corruzione e purtroppo le cronache degli scandali nazionali ne forniscono frequenti conferme. Tanti sono i fattori che contribuiscono al raggiungimento di questo triste primato, ma nell’ambito della Pubblica Amministrazione incide in maniera determinante il meccanismo di reclutamento dei dirigenti delle organizzazioni politiche che hanno trasformato la politica in una professione e provocando la contaminazione della burocrazia amministrativa, senza la quale il politico corrotto avrebbe difficoltà a prosperare.
Tangenti, mazzette, gare d’appalto, gestione discutibile delle pratiche amministrative, assunzioni poco trasparenti, consentono ai soggetti privi di scrupoli di infettare il sistema della gestione della cosa pubblica, assicurandosi cospicui capitali illeciti. Eppure in molti speravamo che dopo quasi 30 anni dai primi arresti avvenuti a seguito dell’inchiesta di Mani Pulite, che aveva debellato un sistema di corruzione politico/amministrativo/imprenditoriale e provocato la caduta di partiti politici storici, la corruzione potesse diventare solo un ricordo lontano o almeno ridotto in maniera significativa. Gli episodi corruttivi non hanno ambito territoriale, si manifestano a livello locale, nazionale o anche fuori dai confini nazionali. Ne costituiscono un esempio alcune notizie che stanno trapelando questi giorni sull’esistenza di un contratto tra un’azienda tunisina ed una società italiana, che prevede il trasferimento di 120 tonnellate di rifiuti l’anno dall’Italia alla Tunisia, in cambio di circa 48 euro per ogni tonnellata importata. Peccato però che tra i rifiuti in questione sono compresi anche rifiuti ospedalieri, il che viola le norme vigenti in Tunisia, sia nazionali sia internazionali. La ditta italiana coinvolta potrebbe essere di origine campana: la SRA Campania. Rientrando nei confini nazionali, abbiamo l’esempio dell’inchiesta su Concorsopoli partita dall’ospedale Careggi di Firenze e per la quale 39 persone sono indagate. Non è solo la Toscana ad essere interessata in quanto nomine e spartizioni di cattedre a tavolino riguarderebbero anche altre città quali Milano. E cosa dire degli episodi di corruzione e inquinamento in Campania relativi all’inchiesta “Fanghi buttati a mare” a cura della SMA, che ha portato al sequestro di 4 milioni, a tre arresti in carcere, quattordici agli arresti domiciliari e due sospensioni per sei mesi dall’esercizio delle funzioni pubbliche. Con il coinvolgimento un ex consigliere regionale. Certamente la situazione non migliora nell’ambito dell’approvvigionamento e gestione dei fondi pubblici. Non a caso a seguito di una maxi operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Roma, sono finite in manette ventotto persone e sono stati sequestrati beni per 5 milioni di euro. Nell’inchiesta risulta indagato anche un dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico che con l’aggravante della qualifica di pubblico ufficiale, ha favorito una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, la malversazione a danno dello Stato, la truffa aggravata, il millantato credito. Insomma da Nord a Sud ed anche all’estero, l’Italia mostra le sue cicatrici causate dal malcostume che frena la crescita del nostro Paese e demolisce la fiducia nelle istituzioni. I giovani, il nostro futuro, sono decisamente scoraggiati in quanto percepiscono un senso di oppressione quando vedono vanificare i propri sforzi, i sacrifici, le aspettative, di fronte alle nomine dei “furbetti” che hanno l’unico merito di far parte della cerchia dei potenti. Ma non possiamo non evidenziare che questi episodi di malamministrazione sono certamente più numerosi nei Paesi, come l’Italia, che non hanno il Difensore Civico Nazionale, noto anche come Ombudsman. Un esempio per tutti può essere la Danimarca che presenta un sistema istituzionale sano, le cui ragioni di fondo sono individuate sul sistema dei controlli istituzionali incentrati su due figure: l’Ombudsman (Difensore civico) ed il Rigrevisionen (organo con funzioni di revisione contabile, ma che non presenta le caratteristiche di un’autorità amministrativa indipendente né, tantomeno, di un organo giurisdizionale). Non è stato registrato alcun caso giurisprudenziale che sia stato valutato alla stregua di un “cattivo andamento amministrativo” o in cui non si siano rispettati i parametri di “efficacia” ed “efficienza” della pubblica amministrazione. Allora ci domandiamo come mai in Italia il sistema politico non ha mai voluto istituire la figura del Difensore Civico Nazionale? Ovviamente la risposta è scontata, ma vorremmo almeno evitare le farse alle quali ci sottopongono quando qualcuno fa finta di sforzarsi per trovare un rimedio a questi fenomeni di corruzione. La soluzione è a portata di mano, basta volerla seriamente.
Elio Aliperti
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/11/05/tunisia-litalia-coinvolta-nello-scandalo-dei-rifiuti/
http://focus.formez.it/sites/all/files/volume_2.pdf