In questi drammatici giorni, numerosi esperti e scienziati sanitari affermano che per constatare l’efficacia delle misure di contenimento adottate in Italia alla lotta del coronavirus, occorrerà attendere almeno sino alla metà di aprile.
L’auspicio, che si alterna alla delusione dei quotidiani bollettini della Protezione Civile, è che il virus non si propaghi nel resto d’Italia e soprattutto al Sud. Attualmente, però, non è il momento delle critiche all’operato del Governo o delle Regioni o della Protezione Civile per non aver avvertito, con immediatezza, pur avendo l’esempio di ciò che stava succedendo in Cina, la reale portata e immanenza del pericoloso virus.
Non è neanche il momento di parlare dei ritardi nell’adozione delle misure di contenimento e dei contrasti istituzionali tra Regioni e Governo/Autorità Sanitarie. Ora, deve far premio l’unità d’intenti e la collaborazione leale e totale fra tutti gli organi responsabili.
L’obiettivo deve essere quello di debellare il morbo al più presto!
Occorre, però far cenno al passato recente della nostra sanità.
Un passato che ha determinato oggi innumerevoli e drammatiche situazioni.
E’ noto, infatti, che in un quadro di più che ventennali tagli e definanziamenti in favore del settore privato, la sanità pubblica è stata fortemente penalizzata e nel Sud in particolare con ingiustificate chiusure di strutture ospedaliere, soppressione o accorpamenti di reparti di degenza, drastica riduzione dei posti letto ordinari e di terapia intensiva, mancato approvvigionamento o mancato upgrade delle tecnologie, numeri contingentati nelle Università per le specialità mediche, riduzioni degli organici del personale medico e paramedico, prepensionamenti e cosi via.
In tutti questi anni, la politica ha pensato soltanto a tagliare e ridurre per esigenze di bilancio, per i piani di rientro… per far quadrare i conti.
Una spending review che in talune realtà dell’organizzazione sanitaria italiana, ha si eliminato sprechi ma ha mantenuto o accresciuto inefficienze e corruzione a scapito sempre del cittadino e del suo diritto costituzionale alla salute.
A tempo opportuno, passato lo tzunami da coronavirus, anche la politica si renderà conto dei guai prodotti in questi ultimi lustri e della necessità di tornare ad investire sulla sanità pubblica su tutto il territorio nazionale, dal nord al sud.