Nessuna donna vorrebbe mai essere chiamata a ricoprire una carica politica per una questione di genere. Indubbiamente, qualsiasi donna avrebbe piacere a ricoprirla per questioni di merito, perché riconosciuta l’importanza del ruolo delle donne nell’amministrazione pubblica e nelle competenze spese al servizio della comunità.
Apprendere dai giornali che la nuova Giunta regionale della Campania ha tra gli assessori solo 3 donne su 10 componenti suscita sgomento e sconforto.
Sorprende che a far notare l’assenza di donne capaci e competenti in Campania, tali da ricoprire ruoli di governo regionale, non siano le donne impegnate nei partiti a sostegno della coalizione di centro-sinistra. E sorprende perché può sembrare che acconsentano a non vedersi rappresentate e perché forse hanno dimenticato di aver partecipato alla battaglia in favore della doppia preferenza di genere.
Sconsola, inoltre, il fatto che durante la nuova giunta sia presentata come tecnica e politica, quasi a certificare che in tutta la regione Campania non ci siano donne tecnicamente competenti e politicamente impegnate. Non solo è una decisione che viola lo statuto della nostra Regione, ma è una decisione che si colloca fuori dalla storia contemporanea, in un momento in cui le donne hanno conquistato fette importanti della vita civile, economica e sociale e la politica tutta si muove a tutela della rappresentanza femminile.
Giova, dunque, ricordare che i diritti sono difesi dalla legge e che non si tratta di mere “quote rosa” ma di rappresentanza della sensibilità e dei bisogni di “tutta l’altra metà del cielo”. Evidenzia il Difensore Civico che secondo l’art. 46 comma 3 dello Statuto della Regione Campania, la nomina della Giunta regionale avviene nel “pieno rispetto del principio di una equilibrata presenza di donne e uomini”. Il TAR Campania-Napoli ha precisato che si tratta di “precetto immediato e diretto nella composizione della giunta”, soffermandosi sulla parola: “pieno” che vuole significare “la completa, integrale e puntuale realizzazione” (Sentenza TAR Campania-Napoli, Sezione Prima, 7 aprile 2011 n. 1985).
Anche se l’equilibrata presenza non significa “presenza paritaria” e sono indubbiamente possibili oscillazioni, la medesima sentenza evidenzia che occorre “evitare eccessi in un senso o nell’altro”. In questo caso, la presenza degli uomini è più del doppio di quella delle donne (aggravata dall’attribuzione dell’incarico di Vice Presidente ai primi già eccessivamente più numerosi) e, quindi, ci troviamo in un caso in cui il dovuto “pieno rispetto” “non è palesemente riscontrabile nella composizione della Giunta regionale campana” (per adottare le lucide parole di Consiglio di Stato, Sezione Quinta, 27 luglio 2011 n. 4502 che ha confermato, dopo vano appello della Regione Campania, l’anzidetta sentenza del TAR Campania). Il Consiglio di Stato ha, infatti, ribadito che si tratta di un “vincolo specifico e stringente” e che, l’atto di nomina degli Assessori, non ha quella natura politica che ne garantirebbe l’insindacabilità.
L’Avv. Fortunato ha evidenziato che qualunque donna campana, che dimostri il possesso dei requisiti di Assessore, è lesa da una nomina non rispettosa di tale precetto e, come è già avvenuto con la suindicata sentenza, può ottenerne l’annullamento giurisdizionale.
Cristina Florenzano