In Italia e nel mondo, il fenomeno conosciuto come mobbing, coinvolge un numero sempre maggiore di persone. Secondo statistiche e ricerche effettuate, si calcola che circa un milione e mezzo di persone ha subito e continua a subire maltrattamenti di vario tipo sul posto di lavoro. In particolare, è emerso che il 10% della popolazione lavorativa dei Paesi del nord Europa soffra di questo deleterio fenomeno.
A tal proposito, il Governo norvegese ha conferito ad un Comitato il mandato di condurre una revisione completa dei regolamenti esistenti in materia di segnalazioni di irregolarità negli ambienti di lavoro, considerando la necessità di modifiche legislative e altre misure volte a rafforzare la protezione degli informatori, i così detti Whistleblowers.
Il termine inglese Whistleblower identifica una persona che lavora in un’impresa o in un ente (pubblico o privato) e che denuncia illeciti commessi al suo interno, riportandoli alle autorità competenti o all’opinione pubblica o anche agli stessi responsabili dell’impresa. Si vuole, in pratica, rafforzare la protezione degli informatori con l’istituzione di un Difensore Civico Pubblico, che possa fornire consulenza e assistenza in caso di denuncia di irregolarità e con la creazione, inoltre, di una separata “Commissione di Denuncia” per favorire e incentivare eventuali segnalazioni. Due figure con valenza giuridica, interconnesse e legalmente regolamentate.
In particolare, la Commissione di Denuncia, potrebbe svolgere l’’attività processuale di pertinenza degli stessi tribunali che si sono dimostrati non in grado di risolvere tempestivamente o, comunque, in tempi accettabilmente brevi i casi di denuncia. Questo abbasserebbe anche di molto gli elevati costi del ricorso in giudizio. La Ministra del Lavoro, Anniken Hauglie nel presentare il rapporto “NOU 2018: 6 Whistleblowing – Valori e protezione”, ha sottolineato che, negli ultimi mesi, la campagna #Metoo, noto movimento di matrice femminista iniziato negli Stati Uniti contro le molestie e le violenze sulle donne, ha dimostrato quanto sia importante in un ambiente di lavoro che ci siano dei sistemi di tutela per chi segnala o denuncia comportamenti scorretti o addirittura penalmente rilevanti. Essi darebbero più tranquillità al personale creando una sicurezza a livello psicologico, favorendo una maggiore produttività in un clima di serenità e fiducia.
Un aspetto importante, tra i tanti, evidenziato dal Comitato è quello relativo all’obbligo dei datori di lavoro di intervenire quando vengono riferite situazioni di irregolarità. In caso di omissione d’intervento o se non vengono adottati adeguati provvedimenti, possono essere ritenuti anche passibili di un risarcimento del danno. Il Comitato proporrà al Governo una legge ad hoc sullo specifico argomento della tutela dei denuncianti irregolarità.
L’Italia non ha nel suo ordinamento una legge che prevede la tutela dell’informatore o la tutela da mobbing sul lavoro del lavoratore. Fino adesso la Giustizia ha applicato vari articoli del nostro Codice Civile a seconda della situazione valutando di conseguenza l’entità del danno patito e chi debba pagare, ivi compreso il datore di lavoro con comportamenti omissivi a seguito di segnalazioni di casi comunque reprensibili.