Promossa dal Comitato economico e sociale europeo, si è svolta lo scorso 10 aprile la settima Giornata dell’Iniziativa dei cittadini europei (ICE). In questa occasione, la Commissione europea ha adottato la seconda relazione sull’applicazione del regolamento che disciplina lo strumento di partecipazione democratica, entrato in vigore nel 2012. L’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) è lo strumento di democrazia partecipativa dell’Unione europea: mediante ricorso all’ICE, i cittadini europei possono invitare la Commissione a formulare proposte di atti legislativi da adottare nelle materie di competenza dell’Unione. I punti critici di applicabilità del meccanismo sono almeno due: a) la necessità di costituire comitati comprendenti almeno 7 cittadini dell’Ue con diritto di voto che risiedano in altrettanti Paesi membri, con il compito di raccogliere un milione di dichiarazioni di sostegno, sottoscritte da cittadini europei di almeno 7 dei 28 Stati membri, entro un anno dalla registrazione ufficiale della campagna; b) a fronte di una procedura così complessa, che solo organizzazioni transnazionali possono permettersi, la Commissione non è neppure vincolata a proporre l’effettiva adozione di un atto legislativo, ma soltanto a comunicare le azioni che intende intraprendere in merito all’oggetto della proposta.
In questo quadro di crisi strutturale dello strumento partecipativo introdotto dal Trattato di Lisbona, la Commissione ha proposto una riforma finalizzata a semplificare le procedure e a rendere più efficace il dialogo tra l’Unione e i suoi cittadini. La riforma ha inoltre l’obiettivo di promuovere e di diffondere lo strumento dell’ICE, ancora scarsamente conosciuto dai cittadini dell’Unione. In questa direzione vanno la campagna di comunicazione EUTakeTheInitiative, che sarà implementata nei prossimi tre anni, e il lancio dello European Citizens’ Initiative Forum, una piattaforma collaborativa online che promuoverà l’interazione tra (potenziali) organizzatori di Ice, cittadini ed esperti. Ai lavori della Giornata dell’ICE ha preso parte anche il Mediatore Europeo Emily O’Reilly, che ha trattato il tema della trasparenza dello strumento partecipativo e ha chiesto alla Commissione di assicurare la più ampia informazione sui finanziamenti ricevuti dagli organizzatori di iniziative dei cittadini europei. E ha aggiunto: «In un’epoca di grande manipolazione online del processo democratico, dobbiamo proteggere le iniziative dei cittadini europei da ogni possibile abuso». Il punto è proprio questo. Al deficit di partecipazione democratica, oggi si associa un altro tema fondamentale per la tenuta delle istituzioni europee: quello del controllo di chi orienta l’opinione pubblica e degli interessi che lo muovono. Del resto, la società aperta non è ipso facto una società più libera o più democratica. Lo diventa se ciascuno parte dagli stessi punti di partenza. Se invece la società civile organizzata diventa un mercato oligopolistico che filtra iniziative e attori sulla base del peso finanziario o dell’aderenza al mainstream, gli strumenti partecipativi serviranno nella migliore delle ipotesi a legittimare alcune idee a scapito di altre.