In Iraq non vi è il Difensore Civico Nazionale.
Nel frattempo in Iraq nuovi progetti di legge minacciano il diritto alla libertà di espressione e il diritto di riunione pacifica.
Amnesty International e INSM Foundation for Digital Rights hanno fatto almeno un po’ di luce sul tentativo del governo di Bagdad di limitare i diritti dei Cittadini.
La reintroduzione di questi progetti di legge soppressivi di diritti coincide con un’ondata di procedimenti giudiziari contro le persone che hanno espresso critiche nei confronti di alcune figure del governo.
Tra gennaio e giugno di quest’anno, le autorità hanno perseguito almeno 20 iracheni il cui unico reato è stato quello di esprimere pacificamente la propria opinione.
Ove non ci sono rimedi contro la cattiva amministrazione, vi sono anche limiti alla libertà di critica e violazione dei diritti.
Il nuovo disegno di legge riguarda la libertà di espressione e di riunione pacifica e darebbe alle autorità irachene, sotto la copertura di una legge, il potere di perseguire arbitrariamente chiunque faccia critiche . Inoltre, in base alla nuova proposta di legge che riguarda i crimini informatici, coloro che pubblicano contenuti online che si ritiene compromettano i “supremi interessi economici, politici, militari o di sicurezza del paese” potrebbero essere condannati persino all’ergastolo e a una multa fino a 50 milioni di dinari iracheni, che corrispondono all’incirca a 38 mila dollari.
In pratica le nuove leggi, se approvate, darebbero alle autorità la possibilità di sopprimere ulteriormente il dissenso pacifico.
Vediamo alcuni fatti.
Il giornalista Haidar al-Hamdani è sotto processo a seguito di una denuncia penale per diffamazione presentata contro di lui dal governatore di Bassora, che Al-Hamdani aveva accusato di corruzione in un video pubblicato su Facebook dove ha più di un milione di followers.
Un comico iracheno è attualmente sotto processo in un tribunale iracheno per accuse rivoltegli durante la campagna governativa contro i “contenuti indecenti”.
Inoltre in Iraq le discussioni parlamentari sono segretate.
Per Hayder Hamzoz, direttore esecutivo dell’INSM Foundation for Digital Rights in Iraq, è inaccettabile che in Iraq oggi non si possa accedere alle informazioni sui progetti di legge all’esame del parlamento. L’accesso alle informazioni è una delle chiavi dello stato di diritto, per responsabilizzare i cittadini e consentire loro di impegnarsi nella vita politica e nella lotta alla corruzione.
E questo rischio aumenta ogni volta che le autorità ritengono che una protesta sia “non autorizzata” e dunque ricorrono all’uso della forza per disperderla. Non si riesce ad avere precise notizie su 600 manifestanti uccisi.
L’assenza del Difensore Civico Nazionale matura in ambiti in cui fondamentali diritti sono compressi.