LA UE E LA STRATEGIA NON TRASPARENTE IN TEMA DI MATERIE PLASTICHE

Il mare italiano, malgrado anni di allarmi, è sempre più inquinato. Questo il bilancio di Goletta Verde di Legambiente con il rapporto annuale sul livello di inquinamento del mare italiano: il 52% dei 261 punti campionati dai tecnici di Legambiente, nelle 15 regioni costiere italiane, è risultato entro i limiti di legge. Il 48% dei campioni invece no. Quindi un punto ogni 59 chilometri. I risultati negativi sono sicuramente da attribuire, afferma l’associazione, alla cattiva depurazione di cui ancora soffrono vaste aree del nostro Paese e per la quale l’Unione Europea ci ha presentato un conto salatissimo e all’utilizzo di plastica, si stima infatti, che dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando l’80% dell’inquinamento marino. A tal proposito è di questi giorno la notizia di forti lamentele da parte dell’asscoziazione Pack2Go Europe con il Mediatore europeo in merito alla gestione della normativa in tema di materie plastiche da parte della Commissione.

Pack2Go Europe, l’associazione che riunisce in Europa le aziende di packaging alimentare per la ristorazione e la distribuzione automatica, ha ufficialmente presentato una denuncia al Mediatore europeo, Emily O’Reilly, sul modo in cui la Commissione ha elaborato la strategia dell’UE in tema di materie plastiche (pubblicata il 16 gennaio 2018) e ha successivamente redatto la proposta di direttiva sugli articoli in plastica monouso (pubblicata il 28 maggio 2018). Essa rileva un palese conflitto di interessi, un processo di consultazione parziale e l’incapacità di effettuare una valutazione d’impatto adeguata delle misure proposte.

Nella sua denuncia al Mediatore europeo, l’Associazione solleva interrogativi sulla nomina di Eunomia, una società britannica operante nel settore ambientale, in qualità di consulente della Commissione nel processo di elaborazione delle politiche dell’UE sulle materie plastiche. Ciò in quanto Eunomia avrebbe svolto, per diversi anni, sino a immediatamente prima di essere nominata consulente della Commissione, una campagna autonoma per una serie di misure restrittive contro imballaggi e altri articoli monouso. Pack2Go Europe sostiene che l’obiettività della consulenza è stata interamente compromessa e che la Commissione non poteva non sapere e che doveva quindi essere a conoscenza del conflitto di interessi associato.

“Il grave passo della denuncia all’Ombudsman, riflette l’enorme grado di frustrazione delle aziende dell’imballaggio alimentare per il modo spregiativo con cui la Commissione ha abbandonato il suo metodo di sviluppare delle strategie con analisi equilibrate e basate su prove, a favore di espedienti e opportunità politiche e con titoloni ad effetto sui media” dice Mike Turner, amministratore delegato di Graphic Packaging International Foodservice Europe, e presidente di Pack2Go Europe. “È sorprendente che la Commissione abbia assunto dei consulenti, in teoria al di sopra delle parti, e poi li abbia invece utilizzati e pagati come gruppi di pressione delle politiche della stessa Commissione nei tavoli di redazione della nuova strategia della UE.

La Commissione, inoltre, ha proceduto nella stesura delle direttive ad una parziale, inadeguata e frettolosa valutazione d’impatto sulle misure da applicare a prodotti specifici. In pratica, la valutazione d’impatto sembra essere stata adattata a decisioni politiche già prese e senza consultazione alcuna delle parti direttamente interessate come appunto la Pack2Go, omettendo, in particolare, di affrontare alcuni elementi essenziali che avrebbero potuto attenuare alcune delle misure proposte. In effetti, il progetto di legge propone di vietare alcuni prodotti e limitare l’utilizzo di un’ampia gamma di imballaggi per servizi di cibo e bevande e articoli correlati, essenziali per garantire l’igiene alimentare, salvaguardare la salute pubblica e la sicurezza del consumatore, per alimenti e bevande consumate fuori casa e in viaggio. Il presidente Turner osserva, infine, preoccupato che: “la valutazione dell’impatto per la cosiddetta direttiva sui sacchetti di plastica ha richiesto 2 anni per funzionare correttamente ed era solo un tipo di prodotto!”. “La direttiva proposta sulle materie plastiche monouso coprirà centinaia di tipi di prodotti. La valutazione d’impatto su questo è del tutto inadeguata. Manca un’analisi di vitale importanza che potrà comportare rischi per i consumatori “.

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