La “questione” è questa: il Governo avvia un programma nel quale sono previste, per l’accompagnamento, delle figure professionali per la durata delle attività. Lo Stato, nelle sue articolazioni, in attuazione del programma, avvia le procedure di selezione. In Campania i selezionati sono 471 ma, a questo punto, lo Stato, nel caso specifico la Regione Campania, decide di non definire il rapporto. La motivazione è quella di non creare ulteriori sacche di precariato.
Eppure la Regione Campania aveva preso precisi impegni in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sottoscrivendo in data 17 aprile 2019, il “Piano straordinario sul potenziamento dei Centri dell’Impiego e delle Politiche attive del lavoro”. Le caratteristiche delle figure professionali sono state individuate, la selezione stata fatta, la copertura economica c’è, i 471 Navigator hanno vinto regolare selezione ma non si procede alla sottoscrizione del contratto di lavoro. Solo in Campania.
In una Regione martoriata dalla disoccupazione è grave che non si dia seguito agli impegni assunti. E’ grave che sia lo Stato a non mantenere gli impegni assunti. E’ grave che si ponga quale scusante il precariato, perché i vuoti in organico da occupare tramite concorso pubblico è cosa distinta e separata dal potenziamento degli uffici pubblici temporaneo e dovuto al sovraccarico di lavoro necessario a sostenere le attività derivanti dall’organizzazione di un programma speciale, quale Reddito di Cittadinanza.
La nostra Costituzione assegna al “lavoro” la funzione di supremo criterio valutativo della posizione da attribuire ai cittadini nello Stato, in contrapposizione agli statuti e costituzioni precedenti in cui preminente erano proprietà e status sociali. Negare opportunità di lavoro equivale a negare gli strumenti necessari all’affermazione della personalità. Se poi a venir meno al “contratto sociale” è proprio lo stato, non ci si deve meravigliare se qualcuno possa pensare di poterne fare a meno.