“Questo Natale arriva con tutti i sentimenti”: la frase ci fa riecheggiare il grande Eduardo e una delle sue commedie più belle “Natale in casa Cupiello”. E nonostante siamo fautori del presepe, come lo era Lucariello, il protagonista, questo presepe, messo su dai nostri rappresentanti politici, per affrontare lo sconosciuto Covid -19, a livello nazionale e regionale, tra DPCM, decreti legge e ordinanze del Governatore De Luca, proprio non ci piace. Con dei Re Magi che non portano nulla di buono, con una cometa costretta a dare colpi di coda a destra e a manca, con pastori disorientati che non sanno quale sia la direzione giusta da prendere, dispersi nella ricerca di quale sia il bambino da adorare e in quale mangiatoia.
Chiusura sì, chiusura no. Misure dettate all’ultimo momento, in un clima di incertezza e conflittualità tra poteri, di palesi irritanti contraddizioni, come quelle che riguardano gli assembramenti e le disfunzioni dei trasporti a rischio assembramenti.
Misure contestate dal Difensore Civico campano e dalla magistratura amministrativa nella loro comprensibilità e chiarezza circa le diverse prescrizioni e la loro effettiva correlazione a benefici.
Mobilità limitata, arresto di molte attività, una burocrazia che ha tradito le tante belle pronunce di avvicinare la pubblica amministrazione ai cittadini.
Niente – ha dimostrato la pandemia – è più lontano, si è dimostrato più lontano dai cittadini come lo Stato, come gli enti locali, come la politica, come i poteri forti che non arretrano dalla loro privilegiate posizioni. L’immagine che questa pandemia da Coronavirus ha proiettato sul mondo, dai nostri microconfini a quelli che li oltrepassano, è quella di una inarrestabile schizofrenia, devastante quasi quanto le dimensioni allarmanti della pandemia stessa. Un segnale significativo e preoccupante su come si gestisce la risorsa terra, su come le geopolitiche influenzino governi, masse, azioni politiche e rapporti internazionali e su come, proprio per questo, debba ripensarsi la presenza umana sul pianeta. Come si debbano rivedere i modelli di sviluppo, di crescita, di politiche sulla salute, sull’ambiente, sulle politiche sociali e culturali. La globalizzazione non ci esime dall’inquadrare i problemi che riguardano i nostri ristretti contesti in ambiti di più vasta portata. Le migrazioni ne sono un esempio. Il Coronavirus paradossalmente ha testato lo stato dei fatti, ha fotografato la disfunzionalità degli apparati, i punti critici di gestioni clientelari, dittatoriali, la disparità sempre più acuta dei trattamenti, la distanza tra chi possiede i mezzi e chi non li ha, tra chi può essere arbitro del proprio destino e chi invece è costretto a subirlo.
Eppure l’era Covid può aprire varchi insospettati, pure nell’immane sofferenza che ha portato, può, cioè, insegnarci a non soccombere, a diventare consapevoli dei nostri diritti come delle nostre responsabilità. A specchiarci come cittadini, che sappiano dare sferzate a immobilismi stagnanti, estirpare le gramigne, suturare ferite e asportare cancrene, levare la propria voce, denunciando ogni tipo di malefatta, ogni tipo di lesione che riguardi il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro.
E qui si inserisce l’iniziativa intrapresa dall’Associazione Nazionale dei Difensori Civici d’intesa con Civicrazia, con la creazione di uno sportello di denuncia. Concretamente si tratta di compilare un modulo in cui venga descritto, in maniera circostanziata, il danno subito, e corredato da documenti probatori. Un’iniziativa fortemente voluta dal Difensore Civico Campano, Avv. Giuseppe Fortunato, che ha denunciato a più riprese l’inefficienza, la disomogeneità, l’irrazionalità del sistema sanitario, non adeguato a garantire la difesa, la sostenibilità del diritto alla salute dei cittadini, già in tempi antecedenti alla pandemia in corso; che ha evidenziato la non attendibilità dei dati diffusi dalla Regione Campania relativamente all’andamento della curva epidemiologica da Coronavirus 19, la mancata trasparenza dell’azione di un governatorato, condizionato da interessi particolari e personalistici. Il Difensore Civico Campano, con questa ulteriore manovra e spinta civicratica, si fa carico dell’istanza dei cittadini frustrati non soltanto dalla grave situazione scatenata dalla pandemia, con effetti devastanti sulla salute mentale, sull’economia, sulla scuola, sul lavoro, ma sostanzialmente promuovendo la presa di coscienza di un cittadino che rifiuta di essere cloroformizzato, che rinuncia alla sterile lamentela che non porta frutto né cambiamento radicale, che depone il travaglio vittimistico dinanzi all’altare degli inguaribili prepotenti e della sua stessa ignavia.
Questo Sportello, questo modulo, questa denuncia civicratica vuole essere un altro tipo di presepe, per riprendere l’incipit di questo testo. Noi non vogliamo cedere il posto ad Erode, non vogliamo dare carica ai potentati del mondo, che tacciono le verità sui monopoli e le lobby delle case farmaceutiche, che hanno tirato dal loro cilindri vaccini che non si capisce cosa debbano debellare se il virus non si conosce e se addirittura si dice sia mutato. Noi lottiamo per un presepe civicratico, quello con il pastore della meraviglia, il presepe con Benino che sogna, nella serenità di un risveglio che è soprattutto l’affermazione di una coscienza libera e indipendente.
Clotilde Punzo