Nell’Archivio Segreto della Città del Vaticano è conservata una lettera di Giacomo Leopardi risalente al 1825. Molto probabilmente il poeta di Recanati in un momento di stanchezza aveva scritto al Segretario di Stato del Vaticano chiedendo di essere assunto nell’Amministrazione pontificia. Nell’istanza Leopardi chiedeva un modesto impiego di scrivano. Il Segretario di Stato cardinale Tommaso Bernetti non rispose mai alla sua domanda di assunzione.
Forse Leopardi non aveva le entrature giuste, come si dice oggi.
Chi sicuramente le entrature giuste le aveva trovate è stato l’ex Difensore Civico della Regione Lombardia, Carlo Lio. Una vicenda incresciosa balzata sulle cronache mediatiche nazionali. Che offende la dignità dei cittadini preparati, competenti e meritocratici. E soprattutto i nostri giovani che devono emigrare all’estero per costruirsi un futuro.
Si tratta di una vicenda macroscopica dalla tracotanza di alcuni politici che gettano discredito sul nostro Paese. Il Consiglio della Regione Lombardia aveva nominato una persona con la terza media a ricoprire il ruolo di Difensore Civico.
Inoltre il Signor Lio era anche contemporaneamente Garante dei contribuenti, dei detenuti, dei pensionati, degli utenti e dei consumatori ma non aveva nessuna conoscenza di tali complesse normative.
Il Difensore Civico è la figura che costruisce i ponti di collegamento con la Pubblica Amministrazione per aiutare i cittadini a difendersi dai soprusi del potere pubblico. Dunque, come prescrive la legge e anche lo Statuto della Regione Lombardia, il Difensore Civico deve possedere particolari requisiti e competenze per ricoprire un ruolo così delicato.
Senza un cambiamento di rotta non ci potrà essere la rinascita del Paese. La lottizzazione degli incompetenti senza meriti deve lasciare il posto alle persone più competenti, preparate e scelte per merito.
Con tale scelta bisogna ritrovare quello spirito di unità nazionale che ha unito tutti gli italiani durante i momenti più atroci della pandemia. Quando i Cittadini tutti si sono lasciati avvolgere da tricolore della bandiera nazionale che sventolava su ogni balcone. E le note dell’Inno di Mameli rimbombavano da un capo all’altro delle nostre città quasi per esorcizzare quel triste clima di dolore e morte.
Questo è in sintesi anche il concetto principale del discorso che il Presidente della Repubblica ha rivolto ai cittadini in occasione del 160° anniversario dell’Unità d’Italia. Sono parole di grande saggezza che devono far riflettere. I cittadini si devono sentire protagonisti e non semplici spettatori delle scelte politiche, sapendo che chi ricopre il ruolo di Difensore Civico è scelto perché è il più competente.
Il Presidente Mattarella si è soffermato anche sui giovani. I nostri ragazzi rappresentano il futuro, ma vivono il presente. Hanno urgentemente bisogno di risposte immediate. Desiderano avere un lavoro e vivere in un Paese dove la legalità, la trasparenza delle Istituzioni, l’efficacia della burocrazia e la tutela ambientale siano le vere priorità per una concreta ripartenza. I giovani devono sperare in un futuro ove il merito, la legalità, la passione trionfa.
I giovani hanno bisogno soprattutto di esempi ossia di una politica che abbia chiuso con pratiche indecenti e scelto senza esitazione la meritocrazia.
di Claudio Modena