Nelle recenti elezioni Europee, i partiti Verdi sono risultati i veri vincitori ottenendo risultati sorprendenti non solo in Germania e Francia ma anche in Austria, Finlandia e Irlanda. Le battaglie contro il riscaldamento globale e la difesa dell’ambiente innescate dalla piccola Greta Thunberg hanno fatto breccia soprattutto fra i giovani. In controtendenza, i nostri ambientalisti non sono riusciti a raggiungere il quorum per avere rappresentanza al Parlamento Europeo. In Italia, il popolo di Greta non si è compattato al voto e i Verdi nostrani non hanno ancora evidentemente un’ampia radicazione sul territorio ed una struttura organizzativa tipo quella forte e penetrante dei “Grunen” tedeschi.
Questo non vuole dire che nel nostro Paese ci sia scarsa attenzione alle tematiche ambientali ma, spesso, mancano sul territorio azioni coordinate ed incisive per fronteggiare e risolvere nel tempo situazioni che al momento sono drammatiche ma che in un futuro non lontano potrebbero diventare tragiche. Ogni tanto, in questa guerra in corso all’inquinamento ambientale, si leggono con piacere notizie di sforzi ed iniziative che, seppur non immediatamente risolutivi, danno segnali di determinazione, inventiva e voglia di fare. E’ il caso dei raccoglitori di plastiche, denominati Seabin, in attività, quasi inosservati, in 26 poli portuali e turistici italiani. E’ una delle nuove tecnologie per combattere l’inquinamento delle marine italiane arrivato in Italia grazie al progetto “LifeGatePlasticLess” che tende a posizionare il maggior numero possibile di Seabin per ripulire anche il mar Mediterraneo dalla plastica che, integrata con quella raccolta in altre zone del mondo, può essere riutilizzata a scopo industriale. Questo “Cestino mangia plastica” che silenziosamente digerisce sino a mezza tonnellata di rifiuti all’anno, è un filtro che sta a filo della superficie marina e filtra circa 25mila litri di acqua all’ora, trattenendo microplastiche e microfibre sino ad un diametro di 0,3 mm. Il raccoglitore viene posizionato nel punto di accumulo dove le correnti portano i rifiuti e in un anno, come già detto, riesce a raccogliere sino a mezza tonnellata di plastica. Una pompa al di sotto lo mantiene sempre a galla e quindi permette all’acqua di entrare e tenere con le sue vibrazioni lontani i pesci. Un congegno semplice ma ingegnoso con il compito strategico di contribuire a diminuire la quantità di plastica nei porti commerciali e turistici in un bacino chiuso come quello del mediterraneo dove i rifiuti arrivano in abbondanza sulle coste. Resta purtroppo il problema dei comportamenti inquinanti nei circoli turistici dei diportisti: lo scarico in mare delle acque sporche, detergenti non degradabili, accensione di motori e generatori elettrici ecc.
Questo sistema “Seabin” sembra essere più efficace per una continuativa raccolta dei rifiuti plastici galleggianti, con minimo sforzo da parte del personale addetto, rispetto ai tradizionali sistemi del “trash boats” (imbarcazioni con reti) o della raccolta manuale ( solo per rifiuti visibili e non microplastiche).
La Macroregione Mediterranea, come noto, ha tra i suoi obbiettivi prioritari le questioni ambientali ed in particolare la salvaguardia dell’ambiente marino e potrà svolgere una decisa e concreta azione di raccordo tra le varie organizzazioni che già intervengono nel settore con iniziative autonome, meritorie ma spesso non sempre efficaci, attuando cosi’ una politica di importante sostegno a livello istituzionale.