LA STRATEGIA AMBIENTALE DELLA MACROREGIONE MEDITERRANEA

Il 27 marzo l’Europarlamento ha approvato la direttiva comunitaria che mette definitivamente al bando dal 2021 l’utilizzo della plastica monouso come piatti, bicchieri, posate, cannucce per bibite, bastoncini cotonati. Oggetti che soffocano i nostri mari e costituiscono ben il 70% dei rifiuti marini. Bando, dunque, all’usa e getta. Discorso più lungo per le bottiglie: entro il 2030 dovranno essere composte di materiale riciclabile per almeno il 30% e, intanto, dal 2024 il tappo dovrà essere attaccato alla bottiglia per evitarne la dispersione. Inibendo le plastiche monouso, l’U.E. conta di evitare le emissioni in atmosfera di 3,8 milioni di CO2. Un passo in più sarà la tassazione per disincentivare i produttori, mirata in particolare all’industria del tabacco. I filtri delle sigarette infatti sono tra le plastiche monouso le più diffuse in Europa e le più deleterie per l’ambiente. Multinazionali in allarme dunque Coca Cola compresa con i suoi 118 milioni di bottiglie da mezzo litro, un quarto cioè di tutte le bottiglie di plastica prodotte sul pianeta. Per fortuna ci sono capofila virtuosi della sostenibilità ambientale sia in Italia sia all’estero.

In Italia, la Puglia è la prima Regione a mettere al bando sulle proprie spiagge dall’estate 2019 la plastica monouso e i sacchetti di plastica, unica eccezione, per il primo anno, sarà la deroga alla vendita delle bottigliette di plastica, perché le aziende che utilizzano prodotti compostabili sono ancora troppo poche. Ad annunciarlo è l’assessore regionale al Bilancio con delega al demanio marittimo, Raffaele Piemontese, dopo un confronto con i rappresentanti dei sindacati dei balneari e delle associazioni ambientaliste. “Con questa ordinanza la Puglia anticipa di due anni l’attuazione della direttiva comunitaria. È un bel traguardo per spiagge sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale”.

Altro esempio di grande attenzione ai problemi dell’inquinamento ambientale è la Danimarca dove negli ultimi 30 anni Copenaghen, grazie a investimenti su eolico, piste ciclabili, efficienti mezzi pubblici, ha tagliato le emissioni di CO2 di oltre il 40% ponendosi ora come obiettivo di voler diventare città ad emissioni zero entro il 2025, abbandonando i combustibili fossili. Obiettivo indubbiamente ambizioso per il cui raggiungimento il governo della città danese ha individuato tre sinergiche linee d’azione.

La prima, come già detto, è quella di abbandonare completamente i combustibili fossili, aumentando gli investimenti sull’energia pulita da fonti come l’eolico, geotermica, biomasse e rifiuti. Aumentare il numero degli impianti di riscaldamento centralizzati, anziché per nucleo famigliare, che consentono una riduzione di CO2 del 50%.
La seconda prevede di usare i rifiuti come risorsa: un nuovo inceneritore aiuterà a riscaldare gli edifici e i rifiuti organici serviranno alla produzione di biogas. Infine saranno realizzate piste ciclabili a tre corsie e alle Aziende sarà chiesta la collaborazione per promuovere l’uso delle biciclette tra i propri dipendenti, specie elettriche per le lunghe distanze o l’utilizzo della nuova linea della metropolitana con stazioni raggiungibili a piedi dai residenti.
Tutto ciò deve essere considerato come testimonianza della possibilità concreta che esiste l’alternativa a consumi e inquinamento e che, in definitiva, ambiente ed economia possono convivere. La neonata Macroregione Mediterranea strutturata in Dipartimenti tra i vari obbiettivi perseguirà nel suo ambito territoriale il “modello” Copenaghen, nel quadro di possibili strategie e unità di intenti per affrontare con immediatezza e concretezza il grave problema dell’inquinamento ambientale e i conseguenti cambi climatici.

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