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Memoria sulla Difesa Civica
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Il nostro tempo è caratterizzato da rapidi e profondi cambiamenti epocali. Sul piano politico si assiste all’affermarsi di gruppi di interessi omogenei (lobby) che perseguono i propri obiettivi a scapito degli altri gruppi minoritari. Sul piano economico si sviluppano sempre più modelli che esaltano la competizione sfrenata, la globalizzazione selvaggia e che pongono al centro del proprio agire non l’uomo ma il maggior profitto possibile su tutto e tutti. Sul piano sociale si diffondono sempre più valori fortemente individualistici ed edonistici che rifuggono sentimenti di solidarietà umana e che trattano con indifferenza se non con ostilità tutto ciò che è diverso dal senso comune dominante. Sul piano scientifico, pur essendo oramai in grado, grazie alle ultime scoperte, se non di eliminare quanto meno di limitare la sofferenza e le situazioni si svantaggio delle persone, si usa la tecnologia in maniera impropria e forviante non per compensare i limiti ma per accentuare i divari, non per far fronte ai primari bisogni delle persone ma per realizzare il maggior utile possibile. In particolare, nell’ambito storico istituzionale italiano, l’amministrazione pubblica non è più oramai erogatrice di prestazioni ma solamente regolatrice, in quanto ha abbandonato il ruolo di gestione e ha conservato meramente quello di indirizzo e controllo delle attività pubbliche. La stessa azione degli apparati, il cui fondamento meramente legalitario è già da tempo oramai in crisi, cerca e trova la propria legittimazione nei valori legati alle persone posti a fondamento del nostro ordinamento costituzionale e, conseguentemente, si modella intorno ai principi comunitari e democratici partecipativi. Lo stesso necessario sistema di tutela delle situazioni soggettive si sradica dalla dimensione individualistica e si ancora sempre più a quella collettiva. Si prova ad eludere la lunghezza e la farraginosità della giustizia italiana con l’ordinario ricorso ai procedimenti d’urgenza, si tenta di individuare delle sedi alternative e specializzate per la composizione dei conflitti quali: le conciliazioni, gli arbitrati, le autorità amministrative indipendenti. L’istituto del difensore civico, come ovvio, partecipa pienamente a tale fenomeno di generale e radicale trasformazione. Egli, infatti, pur essendo “un profeta disarmato”, nel senso che trova la propria forza esclusivamente nell’autorevolezza morale della persona chiamata a ricoprire tale incarico, e pur possedendo meramente poteri monitori, proprio in base a questa sua peculiare situazione ben può rivestire il ruolo di “avvocato dei più deboli” ed essere il portavoce e il rappresentante della comunità, delle fasce più deboli della stessa all’interno dell’amministrazione, riconducendo tutto l’ordinamento a quei valori di umanità e di equità che ai nostri giorni sembrano smarrirsi sempre più.