“Il Covid sta facendo emergere la barbarie”, denuncia il Difensore Civico Campano. Ed effettivamente è così. Ma di quale barbarie parla l’Avv. Giuseppe Fortunato?
Il termine farebbe pensare ad altre epoche e non ad un, per quanto funesto, ma supertecnologico 2020. La barbarie è la malasanità.
La barbarie è la mala gestio politico-amministrativa. La barbarie è l’innesto malavitoso, che riduce la Campania ad essere una delle ultime regioni d’Italia, esposta reiteratamente ad un internazionale processo mediatico per l’endemica incapacità a gestire le proprie risorse e ricchezze, a dotarsi di un sistema efficiente di infrastrutture, trasporti, scuole, che riescano effettivamente ad incidere su un territorio che sa ancora di “lazzaro”, per essere protagonista di una connivenza di politica e malavita che la condanna al ludibrio dei peggiori detrattori, ad essere tempio e scempio di lavoro nero e sommerso, di una economia asfittica che non decolla.
Il Covid viene ad intrecciarsi con altre pandemie, pesa su altri collassi, quelli che ci affossano quotidianamente, che offendono i cittadini già vessati da politiche inique.
Da quale gestione di attività sanitaria proficua veniamo? E mi riferisco ad un intero sistema.
I campani si sentivano salvi nel primo periodo di chiusura, guardando con orrore i morti e le bare che il Covid impietoso mieteva al Nord.
Il Governatore campano si è fatto conoscere per i suoi interventi istrionici che l’hanno addirittura consacrato imperatore, attirando le ire dei nordisti, da sempre nemici del Sud. E, nel frattempo, che cosa è stato fatto da De Luca?
Quali strategie sono state messe in campo per affrontare degnamente una quasi certa seconda ondata – una terza è già prevista con un picco che dovrebbe manifestarsi a fine gennaio – , per non fare travolgere la Campania da una pericolosa risacca?
Nulla evidentemente che non facesse trovare impreparati, che non facesse di questo piccolo e grande popolo campano degli sbandati che hanno affollato gli spazi esterni degli ospedali alla ricerca di assistenza adeguata, che ha marciato lungo le strade e le piazze per rivendicare il diritto al “pane”.
Si è levato un coro a favore di questi poveri politici che si sono trovati ad affrontare una situazione più grande di loro, con gente irresponsabile che inneggiava al complotto, che non voleva arrendersi all’esistenza di questo mostro inconoscibile. La paura fa novanta, dice la smorfia.
Nessuno si erge a giudice, ma nemmeno si può avere la memoria corta o restare indenni di fronte alla insicurezza delle decisioni, all’altalenante comunicazione di dati di cui non sono state chiare ab initio le fonti, alla passerella di virologi che hanno fatto a gara per avere più passaggi televisivi.
Ora si piange perché la Campania non ce la fa. Si è invocata persino la tavolozza: giallo, arancione, rosso, zebrato, i colori dibattuti in sclerotici e patetici siparietti tra Governatore e Sindaco. A fronte della parlata curiosa di un Pinocchio pittoresco, ci sono inchieste serie che evidenziano il reale stato della sanità in Campania; si alzano le tante pure autorevoli voci di operatori sanitari che vengono messi a tacere perchè non collusi con il potere.
Pandemia su pandemia, barbarie su barbarie. La politica non può giocare con la pelle della gente.
Gli amministratori devono rispondere ai cittadini dei risultati e degli obiettivi per cui ricoprono certi ruoli, dati gli stipendi aurei che vengono loro mensilmente somministrati, a fronte di misere e vergognose pensioni sociali, dello scandalo del reddito di cittadinanza che genera solo parassitismo e non produce lavoro, sviluppo e reddito. Città per città, provincia per provincia, paese per paese, si deve fare un censimento serio sulle strutture esistenti e sullo stato delle stesse, anche perchè in quel settore ci sono gli investimenti dei cittadini in termini di gettito tributario. e bisogna porre immediatamente rimedio perché ogni struttura sia un’eccellenza, nel senso che vengano attrezzati luoghi di degenza moderni e funzionali a far fronte alle problematiche che riguardano il bene della salute dei cittadini. Per tutto questo ed altro siamo in un contesto di barbarie.
E della formazione dei medici vogliamo parlare? Basta con i sistemi clientelari nelle Università e negli ospedali. Si ridia dignità e serietà, professionalità massima alla categoria. Basta teorie e formazioni libresche. Tirocini, laboratori, esperienze assistite sul campo subito devono essere attivate per aspiranti medici e paramedici. Basta far passare i privilegi ed il potere di una casta, che si tramandano da padre in figlio, da barone a barone.
Si ritorni alla sacralità del giuramento di Ippocrate, per cui fare il medico non è soltanto salire in cattedra, acquisire privilegi, soldi e potere, ma è soprattutto guardare la persona che si ha di fronte, stabilire con la stessa un rapporto di empatia e di onestà. Un medico che, insieme al paziente, sappia costruire una storia nuova, di diritti e di umanità. Il mondo del lavoro è vario, si vada altrove se non ci si rende conto di avere tra le mani vite umane. Si vada altrove.
Clotilde Punzo