La catastrofica esperienza dell’epidemia non è solo un virus da cui difendersi, ma si configura anche come la fine di un mondo che ci obbliga a ripensare a noi stessi. Il mondo vecchio che tramonta e il nuovo che sorge nell’alba della speranza. Perché la fine a volte è l’inizio. Non si potrà dimenticare la tragedia altrimenti si corre il rischio di fare gli stessi errori. Nessuno vuole ripetere l’esperienza “che nel pensier rinova la paura”, come dice Dante. E allora non resta altro da fare che, per seguire ancora il Poeta, rinascere a “vita nuova”. L’unico modo per non tornare indietro è andare avanti.
Allora dobbiamo ricostruire il tessuto sociale avvolto da dolorose cicatrici. In questo momento di insicurezza e di incertezza anche al punto di vista politico-istituzionale, dobbiamo guardare a Civicrazia. Una realtà che raggruppa oltre quattromila Associazioni con il fine di garantire che il potere pubblico sia al servizio del cittadino. E di farlo sentire protagonista e non un semplice spettatore. Bisogna inventare un nuovo modo di vivere, iniziando proprio dalla politica. Sull’esempio di Civicrazia dove vengono valorizzate le migliori energie forgiate sulla meritocrazia, sulla competenza, sull’etica della responsabilità e della solidarietà. Perché la politica è la più alta forma della carità.
Il nostro è un Paese per vecchi, si dice. In Italia se sei giovane non è facile farsi ascoltare. Ma “la prossima generazione”, i giovani, sapranno vedere lontano e immaginare di costruire un futuro migliore per tutti? Ma sapranno anche le generazioni più senior fare spazio alla novità, consegnando generosamente ai più giovani il loro patrimonio fatto di conoscenze e competenze e anche di errori? L’occasione è preziosa. Civicrazia potrebbe rappresentare la chiave di volta per un cambiamento radicale del Paese.
La frattura che questa pandemia ha causato potrebbe costituire un punto di discontinuità, oppure un ennesimo fuoco fatuo. Risuonano a questo proposito le ultime battute del film Mediterraneo: “Non si viveva poi così bene in Italia”, dice un triste Abatantuono sullo sfondo dell’isola greca in cui è esiliato: “Non ci hanno lasciato cambiare niente”.
Oggi serve gettare un ponte tra il vecchio mondo e quello nuovo, che immaginiamo. Oltre la paura del virus, ai problemi economici, è comparsa anche la depressione. E un ponte saldo lo potrebbe gettare sicuramente l’istituzione della figura del Difensore Civico Nazionale. Un costruttore di ponti e di collegamento con le Istituzioni pubbliche. Una figura che opera per il bene comune e contro gli abusi della PA con il fine di ridare fiducia ai cittadini. Insomma una guida preziosa, come l’attuale Difensore Civico della Campania. Abbiamo bisogno di un incontro decisivo. Come l’arrivo inaspettato e sorprendente di Virgilio nella Divina Commedia. Una guida che consente a Dante di liberarsi dalla paura e dal disorientamento nel momento più oscuro della sua esistenza. E lo accompagna nel cammino, mostrandogli la strada, una direzione, una via percorribile.
Se c’è qualcosa che può contrastare lo scoramento di questa epoca è la presenza di qualcuno più avanti nel cammino che si faccia nostro compagno e nelle sue orme possiamo posare il piede. Questo compagno di viaggio lo abbiamo incontrato molte volte. Lo possiamo sempre trovare nel suo Ufficio di Difensore Civico della Campania. L’unico posto, dove, le persone, specialmente quelle più deboli e fragili, possono trovare ascolto.
Memorabili sono le battaglie dell’Avvocato Giuseppe Fortunato, dall’alto dei suo ruolo istituzionale, per far trionfare la legalità. Con le sue denunce ha messo a nudo l’inefficienza dell’Amministrazione regionale campana. Le sue vittorie legali ci danno la speranza di poter finalmente vedere amministrazioni pubbliche guidate da persone preparate e competenti. Una nuova generazione di giovani che conquista un posto di lavoro grazie agli studi e al superamento di un concorso. Dove il merito viene additato come un valore, senza le nefaste interferenze partitiche. Giovani meritocratici animati da un forte senso del dovere. La ricostruzione del Paese deve ripartire dalle orme e dall’esempio dell’Avvocato Giuseppe Fortunato e dalla filosofia di Civicrazia. Sono delle guide sicure per i giovani di un Paese ripiegato su se stesso. Un Paese che possiede tutte le capacità per ripartire e di vincere anche la paura.
Claudio Modena